In economia si definisce cespite ogni bene di proprietà di un’impresa. In genere, i cespiti aziendali non sono fonte di guadagno, ma contribuiscono al funzionamento e alla creazione del valore d’impresa.
Il termine inglese che designa i cespiti è asset e spesso viene utilizzato anche in italiano alternandolo alla più comune definizione di “bene”.
Quando un bene “va a cespite”?
Si dice che un bene va a cespite quando soddisfa i requisiti previsti dal principio contabile OIC 16 delle normative fiscali e civilistiche italiane. Questi requisiti includono:
- Durabilità: il bene deve essere destinato a un uso prolungato, in genere superiore a un anno.
- Destinazione d’uso: il bene deve essere utilizzato esclusivamente per le attività interne dell’impresa e non per la vendita diretta.
- Valore economico: il bene deve avere un costo superiore a 516,46€.
Se pensiamo a un negozio di abbigliamento non consideriamo cespite il singolo articolo destinato alla vendita, ad esempio un paio di jeans, ma il registratore di cassa o l’immobile stesso dell’esercizio.
Classificazione dei cespiti
La classificazione dei cespiti li vede categorizzabili come materiali e immateriali, ossia:
- Cespiti materiali: comprendono tutti quei beni che sono tangibili come immobili, veicoli, macchinari, mobili e attrezzature.
- Cespiti immateriali: sono tutti quei beni che un’azienda ha e che portano valore ma che non sono fisici, come ad esempio licenze software, brevetti e marchi.
Registrazione e gestione dei cespiti
È importante che ogni cespite aziendale sia registrato all’interno del registro dei beni ammortizzabili per poter svolgere correttamente le attività di inventario e riconciliazione fisico- contabile. Il corretto e periodico svolgimento di queste attività consente di ridurre ed evitare sanzioni in fase di verifica.
Un’altra ragione per cui è importante la compilazione puntuale del libro cespiti è che i costi di acquisto di un bene non vengono dedotti nell’anno di acquisizione, ma spalmati nel tempo attraverso un processo di ammortamento che ne riflette la perdita di valore.
Un valido esempio di questo concetto può essere un’azienda di logistica che dichiara durante le operazioni di inventario e riconciliazione l’acquisto un nuovo immobile industriale ad uso magazzino di stoccaggio, un computer per la gestione interna e un tavolo. L’immobile industriale e il computer potranno essere ammortizzati rispettivamente, secondo le tabelle ministeriali, in 33 e 5 anni in quanto sopra la soglia di requisito.
Il tavolo, invece, che ipotizziamo di un valore di 300 euro, è sotto la soglia e pertanto non rientra tra i cespiti, ma tra i costi di esercizio. Diverso sarebbe, se l’azienda acquistasse anche solo un tavolo in più per lo stesso importo.
Perché è importante gestire correttamente i cespiti?
Gestire i cespiti in maniera corretta è fondamentale per garantire una rappresentazione accurata e trasparente del bilancio aziendale. Classificare un bene come cespite non solo consente di monitorare il valore dei beni strumentali nel tempo, ma assicura anche una corretta distribuzione dei costi su più esercizi, in linea con i principi contabili e fiscali.
